PROFILO DEL LIBRO

Pietro Ricchi nacque a Lucca nel 1606 e morì a Udine nel 1675. Dal critico fiorentino Baldinucci, che - scrivendo pochi anni dopo la sua morte - ce ne offre notizie attendibili, sappiamo che i suoi maestri furono a Firenze Domenico Passignano e a Bologna Guido Reni; e che ancora assai giovane intraprese un viaggio in Francia per cercarvi fortuna: prese la peste a Aix-en-Provence e ne scampò; affrescò Palazzi a Lione dove aveva parenti; fu poi chiamato a Parigi per una grossa commissione ufficiale, ma venne a diverbio con un nobiluomo e lo ferì gravemente; fuggito a precipizio, riparò a Milano, e di lì a Brescia. Se a ciò si aggiunge il carattere "morbido" di gran parte della sua pittura (in parallelo con quella di Del Cairo) ve n'era forse più che a sufficienza per ricamarvi sopra una bella storia di peintre maudit. Ciò non è avvenuto, fortunatamente (perché sarebbe stato contrario alla realtà); ma ciò ha comportato il fatto che, declinata la sua fama fin dal primo Settecento (si ricordi che il grande poeta e critico veneziano Marco Boschini ricordava nel 1664, ancora vivente il poeta, oltre trenta dipinti del Ricchi solo nelle chiese di Venezia), il ricordo del pittore lucchese operante tra Lombardia Trentino e Veneto è andato sempre più affievolendosi fino alla metà del nostro secolo. A una prima riscoperta dell'artista da parte di Hermann Voss nel 1951,seguirono gli studi del Pallucchini e dell'Ivanoff. Il libro di Paolo Dal Poggetto, che qui si presenta, nasce dai suoi studi di quegli anni: egli si è infatti laureato nel 1964 con una tesi su Pietro Ricchi, in cui erano già presenti varie ipotesi cronologiche e molte nuove attribuzioni.

Il libro, che offre anche documenti inediti oltre a revisioni e nuove interpretazioni cronologiche, si incentra soprattutto sui due maggiori problemi che continuano a intrigare la chiarificazione dell' iter pittorico del Lucchese: da un lato la sua così complessa e in certo senso misteriosa formazione, dall'altro la difficoltà di seriazione delle sue opere. In ordine al primo problema, sottolineata la sua apertura a molte e svariate sollecitazioni, viene soprattutto precisata la portata degli influssi lombardi (Giulio Cesare Procaccini, il Morazzone, il Cerano, Daniele Crespi, Francesco Del Cairo, Gian Giacomo Barbelli...), ma viene anche avanzata l'ipotesi di una sosta a Genova in partenza per la Francia (con la prima conoscenza dello Strozzi e di Giovanni Andrea De Ferrari). E, soprattutto, è rintracciato un rapporto stringente del Ricchi con Giovanni da San Giovanni nella seconda metà degli anni venti: sia a Firenze, sia a Roma: rapporto particolarmente evidente nell'inedito notevolissimo ciclo di affreschi mitologici di Malpaga (Bergamo). Per quanto concerne la ricostruzione dei tempi dell'attività del Ricchi, il libro dapprima traccia un discrimine tra l'attività lombarda (in senso lato) -cioè bergamasca, bresciana, trentina- e quella veneta (comprendente le opere superstiti di Venezia, Rovigo, Padova, Vicenza, Udine); con una maggiore accentuazione nel secondo periodo -dopo il 1652/53- di un caravaggismo filtrato che fu per molto tempo scambiato per appartenenza alla cosiddetta 'setta dei tenebrosi', e che comunque danneggiò la conservazione delle sue opere con l'uso di mestiche oleose. Al periodo lombardo e trentino ('rivano' in particolare, l'opera più complessa del Ricchi essendo l'ampia decorazione a olio su muro della chiesa di S.Maria Inviolata a Riva del Garda eseguita sulla metà degli anni quaranta, in cui rifulgono spunti da Sacri Monti) sono demandati i momenti più eccellenti di questo artista, vero e proprio pittore lirico dalla raffinatissima e modulatissima tavolozza cromativa. Precisando la datazione di alcune opere (pochissime sono quelle datate o documentate), Dal Poggetto tenta la seriazione di tutte le altre -particolarmente intorno al nodo del 1647, anno in cui sono con sicurezza tutte databili tre grandi tele (una a Bergamo e due nel territorio bresciano, rispettivamente a Verolanuova e a Ghedi) tuttavia diversissime tra loro. Ed è stato anche indagando intorno a Brescia e a Bergamo che gli è stato possibile - particolarmente col ciclo inedito di Bienno in Valcamonica e con le scoperte di S.Pellegrino Terme e di Bagolino - cominciare a far luce sugli anni giovanili del pittore, quelli che corrono tra il rientro precipitoso dalla Francia (situabile nel 1634) e la prima opera datata, che è del '41 (il 'S.Raimondo' di Bergamo). Se a questo affascinante periodo lombardo si sommano le opere dei tardi anni cinquanta soprattutto a Venezia (si pensi al capolavoro di S.Pietro in Castello a Venezia), e quelle negli stessi anni eseguite per privati collezionisti (si ricordi il 'Tancredi curato' oggi a Salisburgo) - in cui nasce una poesia diversa e più matura, figlia anche dell'influsso di Sebastiano Mazzoni -, si può sperare che d'ora in poi il nome del Ricchi non continui ad essere quello di uno sconosciuto.

La monografia, uscita per i tipi dell'Editore Luisè di Rimini, nella Collana "Il Vello d'oro" diretta da Mino De Vanna, presenta 318 opere con sicurezza attribuibili al Lucchese (ma ancora tanto di più dovette instancabilmente lavorare: sono ben 189 nel libro le schede delle opere perdute o disperse!). Essa consta di 462 pagine, contenenti 138 fotografie a colori e 365 in b.n., di cui 50 di confronto.


PROFILO DELL' AUTORE

PAOLO DAL POGGETTO è nato a Firenze nel 1936; da quasi diciotto anni vive e lavora a Urbino. Si è laureato con Roberto Longhi all'Università degli Studi di Firenze con una tesi sul pittore lucchese del Seicento Pietro Ricchi. Nel 1963 ha effettuato le ricerche sul territorio e pubblicato il catalogo della mostra Arte in Valdelsa dal XIII al XVIII secolo, tenutasi a Certaldo. Ispettore storico dell'arte dal 1966 presso la Soprintendenza alle Gallerie di Firenze, ha partecipato al salvataggio delle opere d'arte danneggiate dalla terribile alluvione di quello stesso anno. Vicedirettore del Laboratorio di Restauro della Fortezza da Basso, ha collaborato all'organizzazione e ha accompagnato l'esposizione Affreschi e sinopie a New York e in nove capitali europee (1968-71); e ha collaborato con Umberto Baldini alla grande mostra Firenze Restaura (1972). Divenuto Direttore del Museo delle Cappelle Medicee, nel 1975-76 ha ivi scoperto (sotto varie scialbature) i grandi disegni murali -di figura e di architettura- di Michelangelo e della sua scuola, pubblicandoli in vari articoli e in un volume (1979, edizione Centro Di).

Dal marzo di quello stesso anno Dal Poggetto è a Urbino, Soprintendente per i Beni Artistici e Storici delle Marche. Dell'ampio lavoro di restauro e promozione del patrimonio artistico marchigiano si ricordi tra l'altro l'organizzazione e la direzione delle grandi mostre Lorenzo Lotto nelle Marche: il suo tempo, il suo influsso (Ancona, 1981), curata insieme a Pietro Zampetti; Urbino e le Marche prima e dopo.

Raffaello (Urbino, 1983), curata insieme a Maria Grazia Ciardi Duprè; L'Arte nelle Marche ai tempi di Sisto V (Ascoli Piceno, 1992); e Piero e Urbino, Piero e le Corti rinascimentali (Urbino, 1992). Per la Galleria Nazionale delle Marche, di cui è Direttore, ha promosso e realizzato il recupero e l'ampliamento di intere zone del Palazzo Ducale; ha ideato e messo in opera il nuovo allestimento; ha promosso molte e notevoli acquisizioni (tra l'altro quelle di importanti dipinti del Quattrocento marchigiano e di rari oggetti in ceramica del Ducato di Urbino appartenenti alla fine del '500 e agli inizi del '600, presentati nella mostra Capolavori per Urbino del 1988).

Tra le pubblicazioni scientifiche si possono ancora ricordare, oltre a vari articoli su Pietro Ricchi (1972, 1995), gli studi su Raffaellino del Colle e sulla decorazione della Villa Imperiale a Pesaro (1983), e la monografia sul pittore lombardo 'della realtà' Antonio Cifrondi (1984, in "I Pittori Bergamaschi"). Oggi ad essi si aggiunge (1996, Luisè Editore Rimini) l'ampia monografia su Pietro Ricchi lucchese.

Nella sua qualità di poeta, Dal Poggetto ha pubblicato tre volumi di liriche (Nardini Editore): Rubini Azzurri nel 1984 (con una lettera introduttiva di Carlo Bo), Occhi color del vento nel 1990 (con una presentazione di Mario Luzi); infine La luna anch'io e piangere e giocare (presentato da Giorgio Luti) nel 1994.


PROGRAMMA
16.45   Incontro con l'Autore

17.15   Saluto e Introduzione

        Luisa Cesarini Martinelli
        Preside della Facoltà di Lettere e Filosofia
        Ordinario di Filologia Medioevale e Umanistica

        Mina Gregori
        Presidente Fondazione Roberto Longhi
        Ordinario f.r. di Storia dell'Arte Medioevale e Moderna

        Mariella Zoppi
        Circolo Fratelli Rosselli
        Ordinario di Urbanistica


17.30   Presentazione della Monografia

        Mina Gregori
        Ordinario f.r. di Storia dell'Arte Medievale e Moderna

        Mino De Vanna
        Ordinario di Storia della Cultura Nordamericana, Università degli Studi di Urbino, 
        e Direttore della Collana Il Vello d'Oro


18.30   Discussione ed intervento dell'Autore.

E' previsto l'intervento del Magnifico Rettore Prof. Paolo Blasi.
Alle 16.45 sarà offerto un tè


Created: 29/1/1997 - Last Update 23/01/1998