Ricordo di Luigi Amaducci
Luigi Berlinguer

Signora Amaducci, mi rivolgo a lei e alla sua famiglia, prima ancora che ai colleghi presenti, per sottolineare che le vicende politiche del momento mi inducono a modificare, sia pure lievemente, il programma previsto dal circolo "Rosselli" e dall'Università di Firenze, cioè di dedicare questa mattinata alla figura di Luigi Amaducci nel modo più proprio, discutendo della politica nel settore della ricerca.

Ragioni di doveroso riserbo, in questa fase di avvio dell'attività del nuovo Governo, mi suggeriscono di non intervenire nel merito, almeno in questa occasione. Ci sarà modo, in futuro, di ritornare su questi temi, data la responsabilità collegiale del governo e data anche la stretta connessione esistente fra attività di istruzione primaria e secondaria e attività di istruzione superiore. In questa occasione, preferisco portare qui una testimonianza personale.

Il giorno della morte di Luigi Amaducci, Paolo Blasi mi telefonò a casa, proprio da casa di Luigi, per comunicarmi la terribile notizia. Ricordo che fu un momento di viva impressione perché ero informato dell'esistenza della malattia, ma non mi aspettavo un decorso così fulmineo.

Sono venuto qui con una forte determinazione, perché ho avuto in più occasioni un'esperienza personale con lui e le cose che sono state dette, che ho sentito dai suoi allievi e da Minelli, le parole di Pepeu tornano tutte in questa esperienza.

Vorrei, in particolare, sottolineare una circostanza: il fatto che - qualche volta succede ma non sempre - uno studioso abbia in sé tutto il rigore che la ricerca richiede ed anche la capacità di distacco, di neutralità nei confronti delle cose, sostenuta da una forte passione sociale e politica, che invece non è distacco ma l'esatto opposto. Solo in certi casi si raggiunge l'equilibrio e Luigi Amaducci è un esempio di questo equilibrio. La sua passione civile è documentata, come è stato anche ricordato qui dagli allievi che hanno parlato del suo impegno nella vita sociale e politica. Però lui ci ha portato quell'elemento di disinteresse, nel senso alto del termine, che deriva dalla biografia scientifica di chi ha dedicato la propria esistenza agli studi.

Se consideriamo poi la particolarità della professione medica, questo intreccio è forse più forte che in altre attività scientifiche. L'attività medica è anche forma istituzionale in cui si svolge la ricerca e l'insegnamento, così fortemente collegati all'assistenza e quindi ad una missione umana molto pregnante. Essa favorisce questo intreccio e favorisce questo tipo di biografia così articolata e complessa, che magari in altre discipline molto teoriche non si verifica.

Anche nel senso pratico, di Luigi Amaducci, oltre che nell'ambizione teorica, ci sono degli esempi che mi hanno sempre colpito. Io l'ho conosciuto quando ero Rettore e avevo rapporti con la politica sanitaria della Regione e, poi, l'ho conosciuto quando sono stato deputato di Firenze e capogruppo alla Camera perché in quell'occasione egli ha partecipato alle vicende politiche. Valdo Spini è un testimone diretto, anzi un protagonista di quelle prime forme di alleanza che si erano create allora e Amaducci era molto attivo, trovava il tempo anche per questo e si era dichiarato molto disponibile. Abbiamo cosi' avuto dei momenti di impegno comune. E poi l'ho conosciuto come Ministro della Ricerca. Ricordo che veniva con una borsa voluminosa, piena di carte e tirava fuori sempre il progetto "invecchiamento" perché questo era diventato un tema nel quale aveva messo tutta la sua passione, quella di sempre.

Una volta mi ha raggiunto alla stazione di Firenze, un'altra volta è venuto nel mio studio al Ministero della Ricerca e, dietro, c'era Valdo Spini che incalzava per sostenere, ovviamente, Luigi Amaducci.

Ricordo anche la discussione, di cui ho colto qualche parola nelle frasi finali di una delle relazioni, sul Quinto programma - quadro e il lavoro istruttorio al quale Amaducci ha contribuito sensibilmente. Siamo riusciti nel nostro intento, oltre che per la pressione dei Paesi del Nord - Europa, in particolare della Svezia, anche per il contributo di Luigi Amaducci, molto sensibile ed influente per la K - action che è stata qui citata a proposito del quinto programma - quadro.

Il suo ruolo come delegato italiano nell'Unione Europea, in particolare nei programmi medici, si è sentito fortemente ed ha favorito la credibilità italiana, che prima non c'era. E' bene dirlo, non sempre noi abbiamo avuto in tutti i settori l'attuale credibilità. Invece, lui era molto esperto, molto presente, molto attivo e non sempre i delegati italiani si sono distinti in tal senso. Devo dirlo con franchezza: Luigi Amaducci era molto credibile e molto rispettato. Infatti, i risultati delle ricadute verificate in Italia, in questo particolare campo, sono elevati anche grazie alla sua funzione e alla sua forte presenza che non è limitata a questo particolare ambito.

La sua consapevolezza, il suo orgoglio europeo di portare l'Italia ad un livello di competitività scientifica e quindi di presenza dignitosa in Europa, costituiscono una delle dominanti della sua attività ed anche per questo non è sempre cosi' in altri settori.

Luigi Amaducci è stato ricordato anche per l'attività italiana di conduzione dei problemi dell'intreccio fra Università e sistema sanitario. A tal proposito, avevo nominato una Commissione, lui ne ha fatto parte attiva e da essa sono venute delle idee che, oggi, sono contenute in una delega che il Parlamento sta per affidare al Governo. Si tratta della riforma delle norme sanitarie, in particolare della riforma del rapporto tra facoltà di Medicina e sistema sanitario, che è una delle questioni più importanti che noi abbiamo impostato in questi anni e che deve continuare il proprio cammino. Il principio fondamentale di tale riforma è quello di restituire il primato alla funzione della ricerca e dell'insegnamento, strumentali a quella dell'assistenza sanitaria. Siffatta idea è venuta da una discussione di questi ultimi anni e Luigi Amaducci l'ha rappresentata in maniera forte e decisa. Secondo lui, lo studioso e il docente devono essere tali anche nel mondo medico ,dove c'è una differenza rispetto ad altri settori, visto che ci sono i malati e non si scherza con la salute. Ecco, questo è un altro degli insegnamenti che credo si debba attribuire a quello che ho detto prima, cioè all'intreccio armonico fra passione civile e rigore scientifico.

La parte più rilevante dell'attività del nostro Amaducci, almeno quella degli ultimi anni, è stata dedicata all'invecchiamento, al modo molto penetrante con cui ha riproposto la tematica che é una delle grandi tematiche della società contemporanea, anzi uno dei grandi problemi della nostra società. L'ha fatto con molta competenza scientifica delle cause e anche degli approcci.

Non voglio aggiungere niente a quello che è stato qui detto e motivato in modo assai più competente, ma voglio testimoniare che Luigi ha fatto di questo una ragione di vita, non soltanto dal punto di vista del suo specifico disciplinare, cioè neurologico; anzi, lo specifico disciplinare è stato l'alimento teorico più pregnante, però lui ha generalizzato la tematica e questo è quello che ha contribuito più di tutto, cioè l'apporto alla conoscenza del fenomeno, che è un grande fenomeno della società contemporanea. Per tutti noi è stata una fortuna perché alla base di questo c'è sicuramente una crescita della civiltà e della salute, però con tutte le conseguenze da vari punti di vista che non sono soltanto la condizione dell'anziano, ma dell'intera società sul piano economico, formativo, della giustizia sociale, psicologico, ecc..

Per concludere, desidero aggiungere un'ultima cosa. Ho sentito, a questo proposito, una venatura di pessimismo. Io non sono convinto che sia giustificato questo pessimismo; ci sono tutte le condizioni, oggi, perché noi assumiamo l'impegno, ciascuno naturalmente per la parte che gli spetta, di questa sua passione per il tema dell'invecchiamento come una eredità ma anche uno stimolo ad onorare la sua cara, personale memoria.

Luigi Berlinguer è Ministro Pubblica Istruzione




Edited by Riccardo Pratesi. Created: 03/11/1998 - Last Update 03/11/1998