Ricordo di Luigi Amaducci
Domenico Inzitari
Magnifico Rettore, Onorevole Ministro, altre Autorita'
convenute, Sig.ra Amaducci, signore e signori:
Quale allievo piu' anziano della scuola neurologica fiorentina diretta
da Luigi Amaducci non e' per me facile ricordare il mio Maestro in pochi
minuti quando, in occasioni come queste, tanti ricordi si riaffacciano
alla memoria, e delinearne tutte le qualita' come medico, docente, ricercatore,
organizzatore, vir politicus, e come uomo, dotato di profonde qualita'
personali, vasta e poliedrica cultura, capacita' di intuizione al di la'
del comune. Il tempo ristretto, il tema di questo convegno, il mio ruolo
attuale di suo immeritevole successore nella Direzione del Progetto Finalizzato
Invecchiamento del Consiglio Nazionale delle Ricerche mi suggeriscono di
concentrare l'attenzione proprio su questa ultima delle sue innumerevoli
prerogative. Questo suo intuito nel cogliere il senso dei tempi, le variazioni
dei trend culturali in senso scientifico e non, di quelli sociali, epidemiologici
e politici e' quello che mi ha sempre, forse piu' di tutte le sue doti
meravigliato.
E' questa sua straordinaria sensibilita' al mutamento delle situazioni
e degli eventi che gli ha fatto avvertire lucidamente fin dagli inizi degli
anni 80 le problematiche di enorme portata che negli anni a venire sarebbero
state suscitate dal fenomeno dell'invecchiamento della popolazione, sul
piano demografico, sociale e sanitario. La sua propensione, quale medico
animato da una forte valenza missionaria, verso le malattie invalidanti
del campo neurologico e non, e la sua quasi connaturata capacita' di valutazione
epidemiologica lo portavano a presagire lo spettro di una esplosione endemica
di malattie quali la demenza, il Parkinson, le malattie cardiovascolari
e le altre malattie eta'-correlate, spettro oscuro per i potenziali riflessi
devastanti sul piano individuale, familiare e sociale. La solida preparazione
biologica oltre che clinica e la sua natura di vir sociale e politico,
perfettamente integrate nella sua personalita', gli suggerivano che il
tema o il problema invecchiamento doveva essere affrontato con un approccio
multidimensionale ed interdisciplinare, che potesse consentirne una valutazione
globale attraverso una visione integrata di tutti i suoi aspetti, da quelli
biologici a quelli comportamentali e sociali. Infatti la transizione tra
anzianita' in buona salute psicofisica ed anzianita' malata e disabile
non puo' essere che il risultato di una complessa interazione tra costituzione
fisica o genetica e stile di vita, fortemente influenzato, quest'ultimo,
dalle condizioni sociali, economiche e culturali. Solo questo approccio
complessivo e multidimensionale poteva consentire l'identificazione del
maggior numero possibile di fattori determinanti da un lato la malattia
e l'invalidita', dall'altro l'anzianita' sana e l'autosufficienza. Come
l'intervento preventivo non poteva prescindere dalla conoscenza, scientificamente
acquisita, di tutti questi fattori, cosý quello terapeutico e riabilitativo
doveva necessariamente tener conto degli aspetti psicologici e sociali,
oltre che di quelli collegati alla funzione ed alla malattia.
Queste sono state le idee ispiratrici del Progetto Finalizzato Invecchiamento.
Le evidenze fornite dal Progetto stesso in questi anni hanno confermato
pienamente l'intuizione dottrinaria. Dati quali la scolarizzazione come
fattore protettivo della demenza, la situazione sociale che contribuisce
alla pluripatologia nell'anziano, convalidano le ipotesi di partenza, cosý
come l'identificazione di fattori genetici collegati sia alla malattia
che alla longevita'.
Sul piano piu' strettamente metodologico, ed in tal senso la conduzione
del Progetto si allinea perfettamente con il tema di questo convegno, l'idea
era che i risultati di un Progetto di ricerca di vasto respiro come quello
sull'invecchiamento sono tanto piu' generalizzabili e tanto meglio applicabili,
quanto piu' estesa e' la base di osservazione e confronto. Da qui lo sforzo
costante, compiuto da Luigi Amaducci nel corso di tutti questi anni nel
ricercare e procurare contatti con lo scopo di suscitare la collaborazione
ed il confronto con Organizzazioni, Enti e gruppi di studio impegnati a
livello internazionale nel campo dell'invecchiamento, ed il perseguimento,
quale ineludibile prassi metodologica della armonizzazione delle misure
e della loro validazione (anche in senso transnazionale e transculturale)
per poter assicurare la confrontabilita' dei dati. Tra le organizzazioni
piu' qualificate con cui il Progetto ha interagito o continua ad interagire
sono l'Organizzazione Mondiale della Sanita', i National Institutes of
Health statunitensi, il Medical Research Council britannico, e soprattutto
l'Unione Europea, essenzialmente le attivita' del IV Programma Quadro per
la Ricerca e lo Sviluppo Tecnologico, nelle quali Luigi Amaducci, quale
delegato italiano, e' stato per anni direi quasi letteralmente immerso,
con due principali obiettivi, quello di assicurare alla comunita' scientifica
nazionale un autentico servizio di informazione, incentivazione e supporto
alla partecipazione di gruppi italiani, e quello di fornire opportunita'
di contatto, scambio ed approfondimento al Progetto Finalizzato Invecchiamento.
Non temo smentite affermando che l'inserimento, dopo un'iniziale omissione,
nel V Programma Quadro, prossimo ad essere avviato, della key action "the
ageing population" sia fondamentalmente merito di Luigi Amaducci.
La chiusura del Progetto Finalizzato e le difficolta' di un suo rifinanziamento
non consentiranno probabilmente di cogliere quest'ultima, come di continuare
ad usufruire delle precedenti opportunita'. Cio' stende un'ombra di mestizia
sul ricordo, che per altro non puo' essere che luminoso.