La riforma del Consiglio Nazionale delle Ricerche ci porterà più rapidamente
nell'Europa della ricerca?
Piero Manetti

PREMESSA L'impegno del governo per dotare il sistema di ricerca italiano di Enti in grado di sostenere la competitività scientifica che diverrà sempre maggiore con i nostri partners europei, non può non trovare che consenso tra la comunità scientifica italiana.

In questo senso dovrebbe andare lo schema di decreto del 6 Agosto 1998 sul riordino del massimo Ente di Ricerca italiano, il Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), presentato dal governo ed attualmente all'esame della Commissione parlamentare consultiva per la riforma amministrativa (L.59/97-Bassanini).

Prima di dare un giudizio su quanto proposto desidero portare a conoscenza l'esperienza durata quattro anni e mezzo come presidente di un piccolo Comitato di consulenza del CNR, quello per le Scienze Geologiche e Minerarie, e di conseguenza come membro del Consiglio di Presidenza del CNR. Come accade tutte le volte che ci si accinge ad iniziare un processo riformatore, si parte da premesse generali senza avere un quadro sufficientemente analitico di quello che funziona e di quello che necessita di interventi rapidi. Nel momento che è stato deciso di riorganizzare il CNR è stata individuata come causa principale del suo non funzionamento non , come molti di noi ritengono la complessa struttura centralistica burocratico amministrativa , ma la presenza all'interno dell'Ente dei Comitati di Consulenza libera espressione della Comunità Scientifica. Cioè si è visto nei rappresentati eletti dal mondo scientifico, in quanto tali, la causa maggiore delle disfunzioni dell'Ente, contemporaneamente portando come esempio da imitare l'INFN ( Istituto Nazionale per la Fisica Nucleare) che ha sempre fatto dell'elettività dei propri dirigenti motivo di giusto orgoglio e di autonomia dal potere politico.

Per circa un anno, ma soprattutto nell'ultimo periodo si è assistito a prese di posizione del Ministro e della stampa ( e.g. Schiavone (?) sulla Repubblica del 9/8/98) contro i " famigerati " Comitati di Consulenza accusati di essere la causa di tutti i mali della ricerca italiana in quanto incapaci di distribuire ai più meritevoli le scarse risorse disponibili. Si è sostenuto che i membri dei Comitati, in quanto eletti, favoriscono gli amici elettori e non i più meritevoli e che i finanziamenti sono dati a pioggia. Fare queste accuse vuol dire , come ho accennato prima, non conoscere quello che avviene all'interno dei Comitati, quali sono i passaggi che portano alla valutazione di un progetto , quali sono le attività di un Comitato , in altri termini proporre una riorganizzazione partendo dalla parte sbagliata.

Ritenere che un ricercatore in quanto liberamente eletto diventa il terminale di un sistema basato solo su favori e non su scelte ponderate ha come logica conseguenza quella di eliminare nella definizione degli obbiettivi scientifici del CNR la comunità scientifica e di sostituirla con esperti di nomina politica. Credo che l'autonomia della ricerca in quanto libera sia garantita dalla Costituzione ed è comunque un aspetto fondamentale delle democrazie. Tale autonomia non può ridursi alla sola Università dove tutte le componenti, docenti e non docenti , studenti contribuiscono anche se in forme diverse alle elezioni del Rettore, Consiglio di Amministrazione, Senato Accademico, Dipartimenti ecc., ma deve estendersi anche al CNR, in quanto Ente di ricerca con competenza scientifica nazionale. Il decreto di riordino del CNR ha a mio avviso delle gravi carenze accanto a significative innovazioni che illustrerò dopo aver parlato delle attività principali di un Comitato di Consulenza come contributo ad una analisi più completa e meno faziosa sul CNR.

ATTIVITA' DEL COMITATO PER LE SCIENZE GEOLOGICHE E MINERARIE
La prima e più generale considerazione che ritengo vada fatta in occasione di un processo di riforma che coinvolgerà la comunità scientifica è quella che riguarda la "regole". Nessun decreto darà risultati tangibili se non prevederà delle regole che tutti i settori da quello scientifico, a quello tecnologico a quello umanistico devono rispettare. Il decreto in discussione si prefigura più come una riorganizzazione ingegneristica delle strutture gestionali che come una riforma che incida in maniera duratura sui criteri di valutazione e i meccanismi di finanziamento.

Il Comitato per le Scienze geologiche e minerarie, fin dal suo insediamento nel maggio 1994 si è dato delle regole scritte che hanno portato a risultati scientifici significativi. Come a molti sarà noto un Comitato di Consulenza del CNR può proporre all'approvazione del Consiglio di Presidenza:

- dotazione agli organi afferenti al Comitato che si dividono in Istituti composti da solo personale CNR , Centri generalmente ubicati mediante convenzione presso Università e con personale sia CNR che assegnato dall'Ente ospitante , Gruppi Nazionali di Ricerca con funzione di coordinamento dell'attività di ricercatori che operano nello stesso ambito tematico o disciplinare. Al Comitato per le Scienze Geologiche e Minerarie afferiscono 15 Istituti , 12 Centri e due Gruppi nazionali di Ricerca. Il personale CNR sia di ruolo che a contratto è di 495 unità a cui si aggiungono 255 ricercatori e tecnici messi a disposizione delle Università nel quadro delle convenzioni istitutive dei Centri. 420 ricercatori collaborano alle attività dei due Gruppi Nazionali di Ricerca.

- finanziamenti a progetti singoli o coordinati presentati da ricercatori appartenenti ad Università o altri Enti. In media il numero di progetti si aggira sui 220 per anno.

- finanziamenti ad unità operative partecipanti a progetti strategici o finalizzati. Tali progetti possono esser proposti da gruppi di ricercatori o su iniziativa del Comitato su argomenti di tipo innovativo o di interesse generale.

Nella determinazione dei finanziamenti agli organi si sono adottati i seguenti criteri per valutare i risultati ottenuti sulla base dei quali venivano proposte delle assegnazioni che oscillavano tra il 20% in più o in meno rispetto all'anno precedente: il principale parametro si è basato sul numero di pubblicazioni, privilegiando quelle su una delle 4500 riviste internazionali inserite nella banca dati del Sciece Citation Index (SCI) pubblicato dall'Institute of Scientific Information (ISI) normalizzate al numero di ricercatori operante presso la struttura. L'altro parametro per valutare la capacità scientifica dell'organo si é basato sulla capacità di reperire risorse finanziare aggiuntive a quelle della dotazione ordinaria. Un terzo parametro è stato quello di valutare l'attività documentata svolta a favore di Pubbliche Amministrazioni soprattutto nel settore dei rischi geologici (vulcanico, sismico, idrogeologico). Una banca dati delle pubblicazioni a partire dal 1987 ha permesso anche di fare una valutazione basata su più anni della redditività scientifica di ogni singolo organo. In Fig.1 sono riportati i dati relativi alle pubblicazioni su riviste nazionali ed internazionali a dimostrazione che in presenza di una costante valutazione si innesca una sorta di competitività scientifica che fa aumentare la quantità e la qualità del prodotto scientifico. Dal 1987 ad oggi , a parità di personale impegnato nella ricerca, gli articoli su riviste internazionali sono aumentate del 150%.

Per quanto riguarda la valutazione di progetti singoli o coordinati presentati da ricercatori non appartenenti al CNR si è adottato il criterio in uso presso la comunità scientifica internazionale che è quella di far giudicare la ricerche a valutatori esterni sia italiani che stranieri. Le 220 domande presentate mediamente al Comitato dopo una prima analisi fatta dal comitato stesso se esistevano le premesse per una valutazione (programma esteso, curricula dei ricercatori ecc...) venivano inviati a due valutatori accompagnati da una scheda. Questa consisteva di una serie di domande con relativo punteggio più una parte finale nella quale il valutatore esprimeva il proprio giudizio. l Comitato ha adottato con tre anni di anticipo quello che viene attualmente fatto per il finanziamento ai progetti universitari attraverso il fondo 40%. Alcuni Comitati CNR hanno adottato la stessa metodologia, per altri invece le valutazioni venivano fatte dagli stessi membri dei Comitati. La mancanza di regole, come prima accennato, ha portato ha processi di valutazione diversi tra i singoli comitati. Nel futuro CNR questo problema deve essere affrontato con priorità , anche a livello di regolamento per non dover subire critiche del tipo di quelle rivolte agli attuali Comitati di Consulenza.

Nel concludere questo capitolo ritengo che qualsiasi riorganizzazione deve passare attraverso regole che abbiano come obbiettivo principale quello della trasparenza dei finanziamenti che devono andare a premiare i progetti e i ricercatori migliori.

RIORDINO DEL CONSIGLIO NAZIONALE DELLE RICERCHE (CNR): ALCUNE CONSIDERAZIONI
Le osservazioni allo schema del decreto legislativo riguardante il riordino del Consiglio Nazionale delle Ricerche spero che possano servire a far cambiare alcune parti soprattutto laddove investono principi di democrazia per i quali ci siamo battuti ed impegnati per anni. Quanto esporrò è il frutto di lunghe discussioni e dibattiti che hanno coinvolto sia i rappresentati eletti della comunità scientifica (Comitati di Consulenza del CNR) sia colleghi che negli ultimi due anni sono stati coinvolti nelle numerose riunioni promossi dal mondo della ricerca.

Nell'assemblea dei Comitati di consulenza del CNR tenutasi a Roma il 9 settembre u.s, a grande maggioranza è stata approvata una mozione che esordiva così:

"Riteniamo che lo schema di decreto sul CNR presentato dal Ministro e approvato dal Consiglio dei Ministri costituisca un'importante occasione per la modernizzazione e il rilancio del maggior Ente di ricerca del nostro Paese. In tale prospettiva riteniamo doveroso contribuire alla formulazione definitiva del decreto con proposte intese a migliorare l'efficacia dell'intervento di riordino, superando alcuni elementi di perplessità contenuti nel testo dello schema."

Da questo risulta chiaramente come, lo schema di riordino può trovare un ampio consenso se si rimuovono alcuni motivi di forte perplessità. Il primo di questi si riferisce alla gestione dell'ente che viene demandata (art. 4 dello schema legislativo) ad un presidente, un consiglio direttivo (in realtà un consiglio di amministrazione composto da sei membri di alta qualificazione tecnico- scientifica o di comprovata esperienza professionale di gestione aziendale o amministrativa(?)- art, 4 comma 3) ed al collegio dei revisori dei conti. La rappresentanza scientifica viene prevista all'art. 6 comma 2 in sede di adozione del regolamento che guarda caso viene fatto dai membri del Consiglio direttivo nominati all'atto dell'approvazione del decreto dal Presidente del CNR e dal Ministro. I membri in rappresentanza della comunità scientifica non potranno essere nominati entro 120 giorni dalla applicazione del decreto ( art. 8 comma 3) in quanto quasi sicuramente l'Assemblea della scienza e della tecnologia (art. 4 comma 2 del decreto legislativo n. 204) non sarà stata ancora eletta. n altri termini nella fase di avvio tutto il Consiglio direttivo è di nomina ministeriale, con un assoggettamento del CNR completo al potere politico.

Ritengo, quindi nel concludere questo primo punto che sia necessario inserire un consiglio scientifico tra gli organi previsti all 'art. 4, che dia parere su tutti gli aspetti riguardanti la ricerca anche con pareri non vincolanti. L'ipotesi sostenuta da alcuni che possa esserci conflitto tra Consiglio direttivo (o di amministrazione ) e consiglio scientifico, che paralizzerebbe l'attività dell'Ente, è da escludere anche sulla esperienza passata dell'Ente che utilizzava i Comitati di Consulenza, per pareri e per programmazione, e decideva il Consiglio di Presidenza. Posso assicurare che le decisioni prese collegialmente contro il parere di un Comitato non hanno mai creato conflitti tra l'organo deliberante e l'organo che esprimeva pareri non vincolanti.

L'esclusione della rappresentanza della comunità scientifica tra gli organi del CNR oltre ad essere una errore politico per la sinistra riveste anche aspetti costituzionali come evidenziato dal Comitato per le Scienze Giuridiche e Politiche del CNR presieduto da Prof. L. Labruna che è stato di recente eletto vicepresidente del Consiglio Nazionale Universitario che affrontava gli aspetti costituzionali del decreto affermando che:

E' evidente che l'autonomia della comunità scientifica nazionale garantita dalla Costituzione è un fattore essenziale della vita democratica. Tale autonomia non si riduce alle Università e il CNR deve considerarsi tra le istituzioni di alta cultura. Alle norme costituzionali, che garantiscono la comunità scientifica nazionale anche rispetto al potere esecutivo, si richiama lo stesso Decreto Legislativo 5 giugno 1998 n. 204 sul coordinamento, programmazione e valutazione della politica nazionale relativa alla ricerca scientifica e tecnologica.

Va quindi osservato, con soddisfazione, che l ' art. 1 dello Schema ora presentato dal Ministro inizia affermando che "Il Consiglio Nazionale delle Ricerche è Ente nazionale di ricerca con competenza scientifica generale". Ci si attenderebbe dunque che lo Schema ministeriale prevedesse una gestione "con libera ed autonoma decisione della comunità scientifica adeguatamente rappresentata". Ma così non è. Anzi i successivi articoli dello Schema risultano in contrasto con la Costituzione, con il Decreto Legislativo n. 204 e, a ben vedere, con lo stesso art. 1 dello Schema.

a) L 'art. 4 punto 1 dello Schema prevede, infatti, come Organi del CNR, Presidente, Consiglio Direttivo e Collegio dei Revisori dei Conti, ma non "Comitati Scientifici" rappresentativi della comunità scientifica nazionale (che dovrebbero restare in qualche modo legati o paralleli ai Consigli Scientifici Nazionali CSN, di cui al citato Decreto Legislativo n. 204). Il "Comitato Scientifico" di cui parla l ' art. 6 dello Schema appare tutt'altra cosa evidenziando la totale marginalizzazione della comunità scientifica. b) L 'art. 4 punto 3 dello Schema prevede che l'Organo del CNR denominato "Consiglio Direttivo" venga in maggioranza scelto dall'esecutivo, vuoi direttamente (2 membri scelti dal Ministro), vuoi indirettamente (2 membri nominati dal Ministro su proposta del Presidente del CNR) più altri 2 membri dall'Assemblea della Scienza e della Tecnologia. c) Vengono, inoltre, a mancare importanti elementi di autogoverno della comunità scientifica interna e, quindi, di rappresentanza dei ricercatori e di partecipazione di questi agli Organi Direttivi.

Da Ente nazionale per la ricerca, libera espressione della comunità scientifica (si pensi ai pur difettosi meccanismi dell'attuale Consiglio di Presidenza del CNR), il CNR verrebbe ridotto, qualora non si emendasse lo Schema, ad un organismo governativo soggetto a tutte le spinte politiche, partitiche, imprenditoriali, etc., vanificando così la norma costituzionale che garantisce la libertà della ricerca".

Esistono altri aspetti che, se accolti, potrebbero contribuire ad avere un vasto consenso della Comunità Scientifica sul decreto

A) Il primo riguarda l'unitarietà dell'Ente che previsto nelle direttive di riordino del Luglio 1997 , è scomparso dallo Schema di Decreto del 6 Agosto 1998. C'è un forte desiderio da parte di potenti personaggi del mondo scientifico - politico di crearsi un proprio Istituto, Ente di ricerca, prendendo parti del CNR. Era sembrato di capire che il riordino del sistema ricerca doveva passare attraverso accorpamenti di settori omogenei, riduzioni di centri di spesa, razionalizzazioni ecc. L'unica cosa che è stata fin qui fatta è quella di creare un nuovo Ente, l'Istituto per la Montagna.

B) Il secondo aspetto riguarda quello di lasciare al CNR il compito di gestire la rappresentanza e la collaborazione con analoghi istituzioni internazionali , anche a supporto dell'attività del MURST e del MAE. Se al CNR viene tolto questo compito, per il quale è ormai attrezzato e ha competenze valide, passeranno anni prima che si possano ricreare rapporti con istituzioni e associazioni scientifiche.

C) Ruolo di Agenzia - Tutto il mondo scientifico, quello universitario in particolare ma anche quello di altri Enti ritiene che ci debba essere un Ente che ha il compito di promuovere e coordinare la ricerca. Il CNR ha fatto questo da sempre investendo risorse che sono andate all'Università, ma anche ad altre istituzioni. Togliendo questo ruolo al CNR solo il MURST con il 40% indirizzerà la ricerca universitaria. In un periodo in cui la competitività, anche scientifica, diviene un fattore di sviluppo è giusto creare un solo sistema di finanziamento? Il sospetto è quello che si voglia un forte controllo politico che è difficile da condividere anche perché una volta date le regole restano anche se cambia chi governa.

CONCLUSIONE
La ricerca a livello internazionale segue delle "regole" precise basate sulla sua valutazione in termini qualitativi e quantitativi. Per elevare gli standards della ricerca italiana il riordino degli Enti è una occasione da non perdere. La via scelta per il CNR di escludere di fatto la comunità scientifica nel processo di riorganizzazione e di affidarlo totalmente a scelte politiche ci sembra una strada pericolosa, comunque non adottata in altri stati scientificamente avanzati. La volontà di fare del CNR un Ente di ricerca veramente funzionante a costo zero, come dimostra la continua diminuzione di risorse disponibili (Fig. 2) si risolverà alla lunga in una operazione di tipo ingegneristico che isolerà l'Ente sempre più impegnato alla gestione dei propri organi riducendo ulteriormente il ruolo di Agenzia che pur con tutti i difetti aveva svolto dalla sua istituzione.

Piero Manetti è Presidente Fondazione Fratelli Rosselli e Professore Ordinario di Petrografia, Università di Firenze.

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Edited by Riccardo Pratesi. Created: 03/11/1998 - Last Update 03/11/1998