Incontro - dibattito
Il recupero del moderno: la Rotonda di Settignano
a cura di Massimo Gennari
in collaborazione con la Facoltà di Architettura dell'Università di Firenze
interventi di: Bianca Giocoli, Presidente del Consiglio di Quartiere; Giorgio Tarocchi; Gigi Salvagnini; Angelo Passaleva, Presidente del Consiglio Regionale; Pier Angelo Cetica, Direttore del Dipartimento di Processi e Metodi della Produzione Edilizia di Firenze
coordina: Francesco Gurrieri, Preside della Facoltà di Architettura, Uni-Fi
data: Venerdì 11 aprile 1997, ore 15.30
sede: Villa Arrivabene

Circolo di Cultura Politica Fratelli Rosselli

UNIVERSITA' AGLI STUDI DI FIRENZE
DIPARTIMENTO DI PROCESSI E METODI
DELLA PRODUZIONE EDILIZIA

IL RECUPERO DEL MODERNO

Pomeriggio di studio sul recupero architettonico, ambientale e funzionale di un'architettura moderna

La Rotonda di Settignano

a cura di
Massimo Gennari

Venerdì 11 Aprile 1997
ore 15:30

Villa Arrivabene, Piazza L.B.Alberti, Firenze

La Rotonda nasce come attrezzatura sociale polivalente. Le vicissitudini successive riguardano proprio questa destinazione d'uso che, nelle intenzioni, doveva esprimere ( in quanto piazza coperta, luogo di incontro, agorà comunitario ecc.) la maggiore flessibilità spaziale e funzionale. Nella realtà gli usi sporadici di questi anni ( palestra, spazio per esposizioni, ecc.) e le relative difficoltà di gestione ne hanno messo in discussione gli stessi presupposti programmatici e progettuali.

Si tratta allora di ripensare obiettivi, impieghi, esigenze, a partire da un'architettura che rappresenta tuttavia un frammento significativo e insostituibile della storia e della cultura del progetto a Firenze e in Toscana.

La proposta, tra le possibili, che presentiamo in questa sede nasce dalla constazione che, a fronte del moltiplicarsi di istituzioni scientifiche e culturali che operano prevalentemente nel campo dell'architettura (Fondazioni, archivi, biblioteche ecc.) - in un contesto già non privo di presenze significative (Istituti di ricerca, Università straniere, Accademie, Università dell'arte,ecc.) ma disarticolato - la costituizione di un polo di interconessione, di un luogo che promuova e coaguli gli interessi di, studiosi, ricercatori, studenti e quanti si occupano, in forma singola o associata, della cultura architettonica e urbana di Firenze e della sua regione, è probabilmente una necessità finora inesplorata. Le nuove tecnologie inoltre hanno messo in luce possibilità comunicative e di relazione del tutto inedite. L'ipotesi di uno spazio specializzato per la consultazione, lo studio, la ricerca, la promozione culturale, interattivo con tutte le strutture che operano nello stesso ambito disciplinare, di una stazione telematica che riesca a sviluppare una efficace saldatura tra le diverse realtà culturali e didattiche della città e della regione, si integra con le possibilità offerte, in questo caso, dall'architettura e con la sua stessa vocazione di "spazio aperto": aperto alla cultura e alla vita della città.

Il problema del recupero del patrimonio edilizio esistente non riguarda soltanto edifici e tessuti urbani di antica formazione. Sempre più spesso si presenta l'esigenza di riconvertire e/o riqualificare manufatti recenti, nati per rispondere a necessità congiunturali, senza un programma chiaro e con possibilità d'uso particolarmente limitate.

Il caso in questione, un'opera minore di Raffaello Fagnoni, un'architettura di matrice regionalista realizzata all'inizio degli anni '60 nel centro storico di Settignano a ridosso della Chiesa parrocchiale, si presenta come un episodio emblematico delle difficoltà che l'architettura contemporanea tuttora sconta nel momento in cui ad una formulazione programmatica ambigua corrisponde un impulso progettuale generoso ma astratto e a perduranti difficoltà di gestione fa riscontro una diffusa e progressiva perdita di riconoscibilità urbana.

Nel medesimo tempo tuttavia il manufatto imprime una modificazione irreversibile del contesto, lascia tracce indelebili sul suolo, porta con sé i segni di un processo lungo e faticoso, fatto di attese e di speranze, di euforie e di delusioni. La carcassa di mattoni e cemento riecheggia ancora parole e silenzi. Anche se a pochi passi di distanza la dissoluzione urbana prosegue il suo cammino, lo spazio sociale si comprime, si svuota, lascia il posto ad altre visioni, ad altri imperativi.

Ma se il valore dello spazio resta, sopravvive al degrado della materia, come tensione dello spirito prima ancora che come astrazione geometrica, c'è anche una qualità di bisogni che permane e che, sovrastando le angustie dei bilanci, propone nuovi piani di comprensione e di attuazione: nella misura in cui saremo in grado di riconoscerli potremo anche costruire strategie e strumenti più adeguati per assecondarli.

Così il recupero e la valorizzazione di questo piccolo iframmento architettonico diventano, alla microscala, un momento inevitabile del recupero generale della città. Recupero fisico ma anche e sopratutto recupero di istanze umane, recupero come ricerca degli altri, recupero come ricerca di sé.


Istituto Universitario Europeo, J.Hopkins University, New York University, Stanford University, Syracuse University, Università di Parigi, Harward University, Università Internazionale dell'Arte, Fondazione G.K.Koenig, Fondazione G.Michelucci, Archivi di Architettura contemporanea